Crypto tracciate anche dall’agenzia delle entrate. Il 16 Maggio è entrato in vigore l’obbligo per gli operatori in crypto di iscrizione al registro OAM – ne abbiamo parlato qui e qui – Pochi giorni dopo questa novità, ne arriva subito un’altra a confermare quanto il tema della regolamentazione di questo mercato sia caldo e urgente. Dal 1° gennaio 2023 i Wallet in criptovalute verranno registrati nell’Anagrafe tributaria.
Guerra all’evasione in crypto
A dettare le linee guida di quello che di fatto è da considerarsi il via dell’era del tracciamento delle criptovalute, è un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate, il n. 0176227 pubblicato il 23 Maggio.
Lo start nel 2023
Se anche resta anonima la singola operazione, dal 1° gennaio 2023, il Wallet in criptovalute verrà registrato nell’Anagrafe tributaria. Il maxi database del fisco che custodisce redditi e patrimoni dei contribuenti, vedrà dunque entrare tra i suoi dati anche quelli relativi alle movimentazioni in criptovalute.
In attesa di una riforma unitaria
Il provvedimento è da considerarsi soltanto il punto di partenza, un primo passo per arginare l’evasione con monete elettroniche. È infatti allo studio dei tecnici dell’Agenzia delle entrate una vera e propria riforma in materia. Non si conoscono al momento i tempi di realizzazione del progetto. Le due novità – obbligo iscrizione al registro OAM e all’anagrafe tributaria – in parte sono già da considerarsi formalmente una sorta di mini-riforma.
Nell’anagrafe tributaria anche asset e metalli preziosi
Se la novità principale del provvedimento del 23 Maggio è evidentemente legata al mercato delle monete elettroniche, non di meno importanza è l’obbligo di registrazione all’Anagrafe tributaria anche di metalli preziosi e asset finanziari. Come detto, le novità saranno applicabili dal 1° gennaio 2023, faranno quindi riferimento alle contabili del 2022. Una precisazione importante: negli obblighi dettati dal provvedimento sono ricompresi anche i trasferimenti di criptovalute attraverso carta di pagamento elettronico o altro strumento di pagamento elettronico tracciabile, se queste transazioni si traducono in un trasferimento di fondi.
I tempi delle comunicazioni
Il provvedimento detta anche i tempi. Le comunicazioni mensili dovranno essere fatte entro l’ultimo giorno lavorativo del mese successivo. Il Sabato è considerato giorno lavorativo. La scadenza delle comunicazioni annuali è stabilita all’ultimo giorno lavorativo del mese di febbraio dell’anno successivo.
Un caso tutto italiano
La necessità di regolamentare il mercato delle criptovalute, portandolo fuori dall’anarchia legislativa in cui ha navigato sin dalle origini, è pressoché universalmente riconosciuta. Quello che a molti operatori, analisti e investitori non torna è il configurarsi di una frammentazione dal punto di vista legislativo. Un mercato globale come quello delle crypto dovrebbe avere una conseguente regolamentazione globale. L’Italia, tra le nazioni europee, è come abbiamo visto la più attiva nel cercare di regolare il mercato, mentre nel resto d’Europa i movimenti in quest’ottica sembrano andare più a rilento. In che modo influenzerà il mercato questa differenza di approccio legislativo tra Italia e resto d’Europa?
Gli operatori esteri
Allo stato attuale è evidente che questa situazione – in particolare ci riferiamo all’obbligo di registro OAM – che obbliga i provider esteri a doversi adeguare alle disposizioni italiane dotandosi anche di una stabile organizzazione sul nostro territorio, non sia vista di buon occhio dagli stessi. Le ragioni sono facilmente intuibili. Aggiungiamo un dettaglio che per le voci critiche non lo è affatto. L’iscrizione al registro OAM, costerà per chi opera nel settore crypto 500 euro per le persone fisiche e 8.300 euro per persone giuridiche, cifre molto più alte di quelle riservate agli operatori in moneta tradizionale che hanno come range dai 230 ai 3.700 euro. Una sproporzione che molti operatori hanno letto come, passateci il termine, punitiva.