Operazioni sospette con criptovalute, in soli tre anni, decuplicate. I dati sono stati forniti il 12 Dicembre dall’UIF in una sua newsletter dedicata al tema.  

Il quadro

Consultando i dati forniti dall’UIF appare evidente come la linea delle operazioni sospette, riconducibili ad operazioni in criptovalute, sia in ascesa velocissima. Si è passati, infatti, dalle 566 del 2019 alle 5000 del 2022 (dati aggiornati a fine Novembre).  

I segnalanti

La UIF sottolinea l’importanza del contributo fornito dagli intermediari bancari e finanziari che si confermano i principali soggetti segnalanti. Si rileva altresì la collaborazione dei Virtual Asset Service Provider, concentrata sul territorio italiano. 

I sospetti più frequenti

Nella newsletter, UIF si sofferma sui sospetti più frequenti, in relazione alle valute virtuali. I più ricorrenti riguardano:  

L’origine dei fondi utilizzati per l’acquisto delle stesse criptovalute, spesso correlati a possibili illeciti fiscali, frodi informatiche o episodi di ransomware

Un grosso peso in relazione all’ascesa delle operazioni sospette lo hanno anche le cosiddette truffe on line, come si legge nella newsletter:  

Sono state rilevate ipotesi di truffe nel trading online e di investimenti eseguiti dalle vittime dei raggiri presso piattaforme estere, spesso non autorizzate, a seguito di contatti telefonici insistenti o tramite l’intermediazione di asseriti consulenti finanziari; l’investimento in virtual asset è sovente offerto applicando basse commissioni, in virtù di presunte partnership con i principali exchanger.

Altri alert di operazioni sospette, secondo il report, arrivano dalle attività degli exchanger, sovente carenti, evidenzia la newsletter, rispetto alle disposizioni in materia di antiriciclaggio: 

In alcuni casi le segnalazioni di operazioni sospette non risultano tempestive nella rilevazione dei sospetti né complete di tutte le informazioni necessarie per lo sviluppo finanziario e investigativo, apparendo essenzialmente cautelative.

Il ruolo del registro OAM

La collaborazione attiva degli operatori, complice l’avvio in Italia del censimento dei VASP nel registro, si sta rivelando fondamentale sia in ottica di trasparenza, sia in ottica di rilevazione di possibili attività sospette: 

Alcuni Vasp italiani hanno intercettato e segnalato alla UIF flussi finanziari in criptovalute che si inserivano in uno schema volto a frodare il fisco, mediante cessione di finti crediti fiscali derivanti da bonus edilizi, i cui proventi, oltre che prelevati in contanti, venivano impiegati per acquisti di criptovalute e di lingotti d’oro.

Jaera team

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