Hacker russi colpiscono 50 siti italiani. Che gli attacchi dei giorni scorsi – leggi qui e qui – fossero soltanto dimostrativi e anticipatori di aggressioni più incisive, lo aveva esplicitato apertamente il collettivo Killnet nelle sue rivendicazioni.

Attacco su larga scala

Infatti, purtroppo, puntuale è arrivato l’ennesimo attacco ai siti istituzionali italiani, iniziato intorno alle 22 del 19 Maggio.  Questa volta la portata dell’azione alza il livello. Non tanto dal punto di vista dell’aggressività, quanto da quello del numero di siti colpiti.

Chiamata alle armi

Le intenzioni del gruppo Killnet  sono tutte in quel: “Fuoco contro tutti”, slogan con cui la gang ha rivendicato l’attacco tramite i canali Telegram. Nella rivendicazione gli hacker filorussi si appellano anche ad altri cybercriminali, invitandoli ad intervenire nella loro cyberbattaglia contro l’Italia. L’unica nota positiva, volendo cercare una luce nelle tenebre, è la richiesta ad eventuali “partners in crime” da parte del gruppo Killnet di non attaccare le strutture sanitarie italiane. Nota che ci fa sperare, se ci saranno, in attacchi comunque mirati a destabilizzare senza creare danni fisici alle persone.

La tipologia di attacco

Come detto, dal punto prettamente tecnico, gli attacchi subiti sono di matrice Ddos, la stessa utilizzata anche per le azioni dei giorni scorsi. Ribadiamo che la tecnica consente nel saturare i siti attaccati attraverso un utilizzo smisurato di indirizzi IP, azione che di fatto crea un sovraccarico e manda in tilt i siti presi di mira. Anche oggi quindi parliamo di azioni dimostrative risolvibili in tempi piuttosto brevi e senza gravi ripercussioni. È lecito però chiedersi con una certa apprensione, fino a quando gli attacchi saranno di portata “light”? C’è il rischio concreto che i cybercriminali possano passare alle maniere forti? Staremo a vedere, certo è che la facilità con cui stanno bucando i nostri sistemi non ci fa stare particolarmente sereni.

I siti attaccati

Tra siti resi irraggiungibili dalla gang figurano quello del Ministero degli esteri, quello dei Beni Culturali e quello del Consiglio Superiore della Magistratura. Questi quelli più importanti ma, come detto, gli indirizzi internet mandati in tilt sono una cinquantina.

Attacchi continui

Tra le reazioni segnaliamo quella del Copasir che ha fatto scattare un’indagine conoscitiva “sulle forme di disinformazione e di ingerenza straniere anche con minacce ibride e di natura cibernetica”. In questo scenario sarà necessario sviluppare una sinergia tra varie istituzioni, Agenzia per la cybersicurezza e Polizia Postale in primis. Una sinergia che dovrà forzatamente espandersi alle omologhe strutture degli altri Paesi europei. Pare evidente che si sia arrivati al punto di non ritorno per cui soltanto con un piano condiviso e con base a Bruxelles si possa davvero cercare di arginare la minaccia. Unendo le forze.

Jaera team

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