Pandora Papers. Stretta del congresso USA sull’antiriciclaggio

L’inchiesta dell’Icij, il consorzio di giornalisti con “delegazione” italiana rappresentata dall’Espresso, ha messo in allarme – in tema antiriciclaggio – anche gli USA. Tema caldo e su cui il neo presidente Biden sta battendo il ferro con tenacia.  Che gli Stati uniti fossero un “buon” nascondiglio per la ricchezza sotterranea mondiale è tendenzialmente risaputo, ma dopo le rivelazioni di Pandora (leggi qui per approfondire), qualcosa sta cambiando.

I recenti documenti dell’inchiesta hanno rivelato che quasi 30 dei 206 trust con sede negli Stati Uniti sono collegati a personaggi con accuse gravi: corruzione, abuso dei diritti umani.

La maggior parte di questi fondi fiduciari è in Sud Dakota

Stato in cui – grazie a recenti deregolamentazioni – gli stessi fondi godono di protezioni legali. Molti sono i nomi illustri che hanno nascosto ricchezze negli USA. Alcuni? Su tutti il presidente ecuadoriano Guillermo Lasso, ex banchiere, che ha spostato i suoi beni proprio in Sud Dakota, poco tempo dopo l’approvazione da parte dell’Ecuador di una legge secondo la quale, le persone politicamente esposte hanno il divieto di produrre movimenti con paesi ritenuti paradisi fiscali. Stessa sorte anche per l’ex presidente della Repubblica Dominicana Carlos Morales Troncoso che, sempre dalle carte dell’inchiesta, risulta aver trasferito in USA, nel 2019, beni personali ed azioni di una sua azienda produttrice di zucchero, accusata di sfruttamento del lavoro.

La stretta del Congresso Americano

E’ innegabile che – l’inchiesta Pandora parla chiaro – le leggi liberali degli Stati Uniti – in particolare in alcuni stati – sulle offshore si siano rivelate una vera e propria autostrada per personaggi dalla “condotta poco raccomandabile”.

Da qui, la decisone di questi giorni del Congresso americano: mettersi celermente al lavoro per articolare una nuova legge che inasprisca  le norme che regolano il sistema finanziario. La prima mossa del Congresso, dovrebbe essere una revisione, o meglio dire un aggravio, dell’ Enablers Act. emendamento al Bank Secrecy Act. Emendamento di ben 51 anni fa – ancora in vigore – che intimava alle banche di fare indagini accurate sulla provenienza dei fondi dei clienti, ma non sulle società fiduciarie, come sarà probabilmente imposto, appunto, nelle nuove indicazioni in arrivo.

Una proposta sostenuta da Democratici e Repubblicani

Congiuntamente. Nonostante l’unanimità politica dell’intenzione, è tutta da giocarsi la partita che vedrà le società interessate alla base del sistema finanziario americano. L’atteggiamento statunitense pare essere molto vicino a quello attualmente allo studio del Parlamento europeo (ne parliamo in questo articolo). Una sorta di “vademecum” unificato per tutti gli stati, sulla riga del GDPR, ma applicato all’ambito AML/CFT.

Stretta anche sulle criptovalute.

La “spinta” a migliorare i sistemi di antiriciclaggio americani, data da Pandora Papers, ha stimolato il Presidente Biden anche ad affrontare il tema delle criptovalute ed in generale dei flussi illeciti di denaro in rete. Nuove sanzioni sono infatti in arrivo per colpire più duramente i “criminali del ransomware”. Guerra, quella al ransomware, da combattere però non soltanto dal punto di vista legislativo, ma anche e soprattutto da quello tecnologico. Per questo motivo è nata recentemente la Joint Cyber Defense Collaborative. Uno “squadrone” di colossi – Google, Microsoft, Amazon e Verizon etc. – al lavoro, invitati dalle autorità, per dedicarsi alla ricerca di sistemi di sicurezza avanzati.

 

 

 

Jaera team

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