Dati su TikTok è scontro Cina-USA. Il trattamento dei dati – di cittadini americani – da parte del colosso cinese, è ormai divenuto un vero e proprio caso Cina-USA.

Botta e risposta

L’ultimo botta e risposta tra le due potenze risale al 30 Giugno. Quattro giorni fa, con una missiva,  Shou Zi Chew – CEO di TikTok – ha voluto chiarire la sua posizione in relazione ad un articolo del BuzzFeed News.  Il Portale, senza mezzi termini, aveva accusato il social di consentire l’accesso ai dati degli utenti degli Stati Uniti ai propri dipendenti in Cina. Nel chiarimento, Shou Zi Chew, ha confermato che in alcuni casi “particolari”, dipendenti all’esterno degli Stati Uniti accedono ai dati. Una ammissione con rassicurazione:

quando avviene, avviene sulla base di robusti controlli di sicurezza

Rassicurazione che evidentemente non ha spento il fuoco del contenzioso.

L’inchiesta della discordia

Il botta e risposta tra Cina e USA di questi giorni è in realtà la coda di una disputa partita ancor prima del reportage giornalistico. Nella seconda metà di Giugno, infatti, ad accendere la miccia è stata la richiesta formale di Brendan Carr, membro repubblicano della Federal Communications Commission, ad Apple e Google di rimuovere TikTok dagli Store iOS e Android per mancato rispetto della policy sulla privacy dei cittadini americani.

Intercettazioni audio

Il germe della questione risale ad alcune registrazioni audio tra dipendenti di ByteDance, la società dietro Tik Tok. Conversazioni ascoltate dai giornalisti di Buzz e che non hanno lasciato dubbi sul fatto che alcuni operatori dell’azienda cinese – nonostante il recente spostamento dei dati su Oracle –  continuassero ad accedere ai dati di cittadini americani.

Non solo social

È il contenuto di queste conversazioni ad aver messo in moto il commissario Brendan Carr.  Commissario e personalità politica che, nei suoi interventi, ha spesso evidenziato come Tik Tok non sia soltanto un contenitore di video divertenti. A parere del Commissario, il social “nasconde” un sofisticato tool di sorveglianza. Su questo principio si basa la sua battaglia in difesa della sicurezza degli utenti americani.

Nella lettera inviata dal commissario ai CEO di Google e Apple, Brendan Carr fa un elenco dettagliato dei dati raccolti da Tik Tok: testi, immagini, video, ricerche, cronologia di navigazione, posizione geografica e identificatori biometrici.

I precedenti

La battaglia sulla gestione dei dati tra colossi cinesi ed americani non è una novità. Basta fare una ricerca – sullo stesso google 🙂 per trovare un “discreto”  numero di sanzioni inflitte alle aziende per il trasferito illecito dati. Sulla richiesta specifica di togliere dagli store l’app di Tik Tok, Google e Apple dovranno rispondere entro l’8 Luglio e, nel caso rifiutassero l’invito, fornire motivazioni.

Project Texas sarà la soluzione?

La soluzione, secondo le intenzioni del CEO di Tik Tok, è Project Texas, un programma studiato dal colosso per rafforzare la sicurezza dei dati per gli utenti con sede negli Stati Uniti. Il programma è al vaglio del Governo americano per ricevere l’approvazione. Con Project Texas, promettono da Tik Tok, verranno ulteriormente rafforzate le misure di sicurezza per consentire l’accesso ai dati solo a personale autorizzato. Seguendo i protocolli sviluppati dal governo USA. Un sistema rafforzato, ma che in ogni caso permette il passaggio di dati, stando alle dichiarazioni della Senatrice Marsha Blackburn – firmataria tra i tanti della lettera inviata a TikTok –  non sembrerebbe rappresentare la soluzione finale al problema:

La risposta di TikTok conferma le nostre paure. Gli americani devono sapere che, se sono su TikTok, la Cina ha le loro informazioni

Jaera team

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