IA, psicostoria e computer quantistici sono un trittico di parole piuttosto inusuali. Ma sopratutto che cosa potrebbero mai aver a che fare con la Data Protection? Cerchiamo di capirlo.

IA

L’intelligenza artificiale la vediamo ormai in azione nella pratica quotidiana. Dobbiamo, tuttavia, capire che cosa si intenda per IA. Vale a dire la capacità per un computer di eseguire un calcolo inferenziale e fornire delle ipotesi di comportamento. Questa capacità predittiva si basa fondamentalmente sulla qualità dei dati che vengono forniti alla macchina per apprendere i concetti su cui dovrà fare delle previsioni.

Psicostoria

Psicostoria, Isaac Asimov. Qui potreste pensare che io sia impazzito. Che c’entra? Beh, la psicostoria nel romanzo la Fondazione (oggi una splendida serie prodotta da Apple TV+), è la scienza costruita da Hari Seldon il protagonista, un matematico che inventa una nuova scienza in grado di fare delle previsioni a livello macroscopico di come evolverà la storia umana. Di nuovo, stiamo parlando di capacità predittive. Quali strumenti avrà usato Seldon?

Fondazione Asimov

Computer quantistici

Computer quantistici, ultimo tassello del mio delirio. Cioè quei computer in grado (sintetizzando) di sfruttare un duplice stato di una particella in accordo con l’equazione di Schroedinger (sì, quello del gatto) e quindi di avere al contempo lo stato 0 e quello 1. Il loro vantaggio? Il calcolo in parallelo, invece che sequenziale come nei computer che usiamo quotidianamente.

E quindi…

Quindi, riflettevo che nel giro di pochi anni i computer quantistici diventeranno sempre più diffusi (specie quando verrà risolto il piccolissimo problema del raffreddamento che oggi li rende mastodontici). La loro diffusione renderà la IA sempre più in grado di fornire predizioni accurate potendo eseguire molti più calcoli in contemporanea. Calcoli per cui avremo una sorta di psicostoria, almeno su alcuni comportamenti, applicata.

Ma che ha a che fare col GDPR

Già adesso con una IA a dir poco primitiva, che stenta a riconoscere le immagini se non sono di buona qualità, ci si sta ponendo delle domande sul futuro e sui rischi che un certo utilizzo della IA comporta. È utile iniziare ad ampliare il nostro orizzonte e capire che i computer quantistici non sono fantascienza, ma realtà. Certo, limitati, primordiali e rozzi. Ma esistono e hanno capacità di calcolo imparagonabili rispetto a un computer comune. Bene è dunque che l’intera comunità si stia interrogando già adesso sull’uso della IA.

Non è un caso che gli hacker si stiano già attrezzando e sappiano bene che nel giro di una decina d’anni questo genere di computer sarà a loro disposizione con una serie di ricadute sulla sicurezza. Eh sì, pensavate che la vostra cifratura AES 256 fosse indistruttibile? Mettetela in mano a un computer quantistico e vedrete quando poco durerà.

Ripensare la sicurezza oggi

So che parlare oggi di eventi che saranno tra dieci o quindici anni sembra assurdo. Ma rientra nel gioco costante di aggiornamento tenere in considerazione che questi nuovi computer saranno un’arma in più in mano a chi ruba oggi i dati. Anche in forma cifrata. Se io oggi te li rubo posso mettermeli in scarsella, aspettare dieci anni e poi infrangere la tua cifratura con calma più avanti.

Di più pensate a uno stato con in mano un computer di questo genere. E pensate a quanto avevamo detto in tema di cyber warfare. Questa è già oggi una minaccia reale.

È adesso che la sicurezza informatica va pensata prospetticamente. Un dato cifrato rubato oggi potrebbe non costituire nel breve un databreach, ma nel lungo? Non ci è dato saperlo, quindi meglio vigilare adesso. Ed ecco perché parlare di IA, psicostoria e computer quantistici non è così folle come sembra.

Gli esperti dicono che potrebbe volerci ancora un decennio o più prima che i computer quantistici siano in grado di funzionare, ma con la quantità di soldi che si riversano nel settore in Cina e negli Stati Uniti, la corsa per proteggere i dati è giustificata. Gli Stati Uniti, attraverso il NIST, tengono un concorso dal 2016 che mira a produrre i primi algoritmi a prova di computer quantistico entro il 2024.